Ormai siamo agli sgoccioli. Terminata la fase di collaudo entro l’anno apriranno le nuove stazio-ni della Linea C, Porta Metronia oltre a quella del Colosseo/Fori Imperiali con il collegamento alla linea B.
Ma si sa, a Roma ogni scavo è un viaggio nel tempo e i lavori per la Metro C stanno riportando alla luce numerosi e importanti reper-ti archeologici.
In quella che doveva essere un’opera solo infrastrutturale, i cantieri si stanno trasformando in veri e propri scavi archeologici urbani, con scoperte che spazia-no dall’età del Ferro all’epoca medievale.
Stazione Porta Metronia una caserma legionaria
Tra i ritrovamenti più spettacola-ri, spicca una caserma legionaria di epoca adrianea, scoperta negli scavi tra il 2015 e il 2018 nei pressi della futura stazione Porta Metronia: 39 ambienti ai lati di un lungo corridoio, con mosaici, affreschi, tubature in piombo, perfettamente conservati sotto oltre 9 metri di terra, per un’estensione di oltre 1000 mq. E ancora, a 12 metri di profondità altri ambienti e la casa del comandante, insieme a reperti come amuleti, gioielli in oro, oggetti in avorio ed elementi in legno.
Il complesso archeologico nella metà occidentale della stazione si articola su due livelli con la caserma e la domus; mentre nella parte orientale si sviluppava un giardino su terrazze degradanti verso il fosso dell’Acqua Cabra, un fiume che scorreva ai piedi della cinta muraria, utile all’irrigazione degli orti.
Gli ambienti più profondi com-prendono: due edifici con i dormitori dei soldati imperiali (II secolo d.C.), un’area di servizio con pavimenti in opus spicatum, vasche e canalizzazioni idriche, probabilmente destinata alla conservazione delle merci; una scala per salire al piano superiore e la “domus del Comandante”. Quest’ultima, grande circa 300 metri quadrati, si componeva di 14 ambienti attorno a un cortile centrale con fontana e vasche e con pavimento in opus spicatum. La caserma, databile alla prima metà del II secolo d.C., venne abbandonata e interrata nel III secolo, in coincidenza con la costruzione delle mura Aureliane. I resti saranno visibili nella stazione-museo, la cui apertura è prevista entro l’anno.
Insieme a questi verrà esposto un altro raro reperto venuto alla luce sempre a Porta Metronia nel 2023: si tratta di un vetro dorato, fondo di una coppa del IV secolo, raffigurante la Dea Roma, rinvenuto negli strati di interro sopra la caserma, ormai abbandonata.
Un bacino idrico per azienda agricola del I secolo

Sempre durante gli scavi della Metro C, presso la stazione San Giovanni, inaugurata nel 2018, è emerso un immenso bacino idrico, 35×70 m, risalente al I secolo d.C., capace di contenere oltre 4 milioni di litri d’acqua. Si tratta di una struttura parte di un’azienda agricola, finora la più vicina al centro di Roma, dove sono stati trovati anche noccioli di pesco, reperti lignei, un forcone a tre punte, due frecce e i resti di ceste. A poca distanza, sotto Piazza Celimontana, a circa 17 metri di profondità, si è rinvenuto un tratto di acquedotto, alto circa 2 metri, di epoca repubblicana, insieme a una tomba dell’età del ferro con corredo funerario.
Nel cuore della città, a Piazza Venezia, gli scavi hanno portato alla luce un’intera area urbana antica, con botteghe, strade lastricate, case popolari (insulae), un ateneo e stratificazioni che raccontano duemila anni di storia.

Già dai primi scavi dal 2007 a Piazza Madonna di Loreto era emerso il cosiddetto Ateneo di Adriano (foto sopra), composto da tre grandi aule voltate disposte a raggiera lungo una stradina curvilinea, che le separava dal Foro di Traiano, e gradinate capaci di ospitare fino a 200 persone tra filosofi, letterati, retori.
Rimase attivo fino al VI secolo, quando si installarono forni per la produzione metallurgica.
Nella futura stazione Venezia, un condominio
Infine, ad agosto di quest’anno, gli scavi di Piazza Venezia hanno portato alla luce strutture di epoca romana e medievale: un’insula, ossia un edificio popolare su più livelli, con botteghe al piano terra e alloggi superiori, di epoca tardo repubblicana-primo imperiale, a ridosso della via Flaminia, di cui si è rinvenuto il tracciato medievale in terra battuta.
Di epoca medievale anche i resti di calcare, le fornaci per trasformare il marmo in calce viva. Tutto sarà valorizzato nella futura archeo-stazione di Piazza Venezia. Le stazioni, alcune delle quali diventeranno veri e propri musei sotterranei, offriranno ai passeggeri non solo un mezzo di trasporto, ma anche un’esperienza culturale immersiva, unica al mondo.
Emanuela Teta
Da La Gazzetta della Capitale n. 9/2025
