Nel 2005 progettate per i mondiali di nuoto del 2009, ancora incomplete per il Giubileo di quest’anno; un nuovo bando entro il 2025 consentirà di completare il progetto

Doveva essere pronta per ospitare i mondiali di nuoto nel 2009, che poi furono dirottati al Foro Italico, perché i lavori non andarono avan-ti, invece oggi l’area, nel quadrante est di Roma a Tor Vergata, è divenuta un “fondale” per i Giubilei: quello svoltosi nel 2000 e quello di quest’anno (la manifestazione svoltasi dal 28 luglio al 2 Agosto, foto in prima pagina).
Parliamo del progetto dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava su un’area di 96 ettari della seconda Università (foto a destra): in origine prevedeva due vele poste una di fronte all’altra, a copertura di due palazzetti dello sport uno per basket e pallavolo e l’altro per il nuoto, e due laghi artificiali, disegnati sulla carta a mo’ di quadrifoglio.
A completare il masterplan una torretta avrebbe ospitato il rettorato della seconda Università di Roma e un campus per gli studenti universitari e gli atleti.
I Iavori iniziati nel 2005
La prima pietra, meglio dire, le prime idee sui lavori, è del 2005, sindaco Veltroni, e prevedeva un costo di 60 milioni di euro, divenuti 120 milioni alla gara d’appalto. Tra il 2006 e il 2007, ma senza avanzamento dei lavori, i costi raddoppiarono.
A fine 2008, sindaco Alemanno, si decise che i mondiali di nuoto non si sarebbero potuti più svolgere a Tor Vergata, per il mancato completamento delle opere e di con-seguenza vennero dirottati al Foro Italico.
Così, venuto a mancare l’obiettivo, il completamento delle Vele si bloccò per mancanza di fondi, anche perché nel frattempo la cifra iniziale si era quadruplicata.
“Attualmente sono stati realizzati i due stadi, uno per il basket e l’altro con le piscine per il nuoto – aveva dichiarato il progettista – e piccoli servizi per l’accesso degli atleti. È in corso di realizzazione il parcheggio e la copertura a cupo-la di uno dei due palazzetti, mentre sono state già costruite la piscina esterna ed un’altra sempre per il riscaldamento degli atleti”.
Costi più che decuplicati
Nel 2011, bastò la possibile candidatura di Roma quale sede delle Olimpiadi 2020, per riaccendere gli animi e far riattivare il cantiere anche se senza nessuna data certa per la consegna dell’opera: intanto i costi erano andati alle stelle, con una cifra stimata per il completamento dei lavori di 660 milioni di euro, ovvero undici volte il prezzo iniziale. Ma tutto sfumò.
Speranze subito sopite nel 2016, perché Roma non venne candidata nemmeno per le Olimpiadi 2024, sindaca Raggi, dopo una breve parentesi della consiliatura di Ignazio Marino (2013/15).
A inizio 2014 fu prospettato il cambio di destinazione d’uso per la “vela” da struttura con copertura, già completata e destinata allo stadio del nuoto, a serra/orto botanico con una proposta dell’Università di Tor Vergata, per un costo di 60 milioni di euro. Secondo questo piano il secondo palazzetto sarebbe stato realizzato come struttura polifunzionale per eventi sportivi e mu-sicali, sebbene la struttura avrebbe richiesto altri 426 milioni di euro per essere completata.
Arriva la Riqualificazione
Dobbiamo arrivare al 2021, quando la legge di bilancio autorizzò una spesa di 25 milioni di euro, trasferendo tutta l’area, sino ad allora inutilizzata dall’Università di Roma Tor Vergata, all’Agen-zia del Demanio, che destinava 3 milioni di euro l’anno per gli anni 2021/2023, per la manutenzione delle opere realizzate e la messa in sicurezza dell’area trasferita.
All’inizio del 2022, sindaco Gualtieri, arrivò la proposta di destinare l’area a ospitare l’Expo 2030, che presto “evaporò” in favore di Riad, in Arabia Saudita, e di convertire lo stadio del nuoto in polo di accoglienza per l’evento, da ultimare entro l’inizio del Giubileo del 2025. E così è stato.
Infatti, il 7 luglio 2025, dopo 20 anni di tribolazioni amministrative, è stato inaugurato il nuovo complesso, proprio in vista degli eventi connessi al Giubileo dei Giovani che, come si è visto, si sono svolti dal 28 luglio al 3 agosto.
Entro il 31 dicembre 2025 un nuovo bando metterà in corsa il com-pletamento del progetto con l’intervento anche dei privati.
Insomma, per realizzare un’opera in Italia è sempre complicato, sia per i costi che trasbordano dagli importi iniziali sia per la mancanza di corretta programmazione degli interventi.
Non voglio pensare a quello che accadrà per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina, se mai si farà, e quanto lieviteranno i costi, previsti per oltre 13 miliardi!

Gerardo Teta
Da La Gazzetta della Capitale n. 9/2025
