Roma medievale: i pellegrini e il primo Giubileo del 1300 

Palazzo Braschi ospita la mostra “Roma medievale: il volto perduto della città” fino al 16 aprile per riscoprire la ricchezza, culturale e artistica, di Roma tra VI e XIV secolo, uno dei periodi più fertili per la città. In quasi 1000 anni, dagli anni di papa Gregorio Magno al primo Giubileo del 1300, Roma fu faro d’Europa e città cardine per la Cristianità, sede di imperatori e regnanti e meta di numerosi pellegrini (i “romei”), re, intellettuali, prelati, provenienti dalle regioni più lontane. 

Il percorso espositivo, articolato in 9 sezioni, con oltre 160 opere tra mosaici, affreschi e opere mobili, nasce con lo scopo di far conoscere aspetti poco noti del patrimonio dell’Urbe. 

Il visitatore, come nelle vesti del pellegrino medievale, scopre i luoghi più iconici della città, basiliche, palazzi, ma anche il contesto ambientale, oggi modificato, caratterizzato dal corso del Tevere con i suoi porti e ponti. 

Nella prima sezione “In viaggio verso Roma: i pellegrini” viene illustrato come Roma fu uno dei centri maggiori di pellegrinaggio, insieme a Gerusalemme e a Santiago di Compostela, dove i fedeli giungevano per ammirare le prime testimonianze del Cristianesimo e pregare sulle tombe degli apostoli e dei martiri. Dall’XI secolo si configurò una vera e propria uniforme del pellegrino, benedetta prima della partenza, per essere facilmente riconosciuto negli hospitalia dove poteva rifocillarsi o curarsi, se infermo. Tra gli oggetti esposti, alcune monete straniere, un Libro del pellegrino e l’Altare portatile di San Gregorio Nazianzeno
Dal 1300, quando Bonifacio VIII indisse il il primo Giubileo, Roma fu invasa da folle di pellegrini per ottenere l’indulgenza plenaria. 

La seconda sezione della mostra “Le grandi basiliche” è dedicata proprio ai luoghi più iconici della Roma medievale e tappe obbligatorie per i pellegrini, ossia le quattro basiliche papali (così dette per il privilegio di avere una porta santa e l’altare papale): San Pietro in Vaticano, sorta sulla tomba di Pietro, San Giovanni in Laterano, prima basilica cristiana, cattedrale di Roma e sede dei pontefici durante il Medioevo, San Paolo fuori le mura, sulla via Ostiense, memoria dell’Apostolo delle Genti, e Santa Maria Maggiore, all’Esquilino, custode delle reliquie del Presepe e prima basilica dedicata alla Vergine. Durante il Medioevo, le basiliche di S. Giovanni, S. Maria Maggiore e S. Pietro costituivano i vertici di una sorta di triangolo virtuale: alcune processioni si svolgevano da una basilica all’altra, come quella della notte tra il 14 e il 15 agosto, quando il papa e il suo corteo portavano l’icona del Salvatore del Sancta Sanctorum lateranense fino alla chiesa dell’Esquilino, dove era custodita l’icona della Salus Populi Romani. Oppure quelle che conducevano il nuovo pontefice dal Laterano al Vaticano e viceversa in occasione della sua consacrazione e del suo insediamento. 

Delle quattro basiliche vengono evidenziati gli aspetti medievali attraverso frammenti di dipinti, mosaici, acquerelli. Nella sala dedicata alla basilica di S.Pietro, frammenti che si salvarono dalla demolizione del vecchio edificio costantiniano voluta da Giulio II nel 1506: un mosaico dell’antica abside con il ritratto di Innocenzo III, gli affreschi del quadriportico raffiguranti San Pietro e San Paolo, un mosaico dell’antica facciata di Gregorio IX e quello con di Testa virile (San Luca evangelista), immagine guida della mostra. L’aspetto dell’edificio può essere ipoteticamente ricostruito grazie ai dati emersi negli scavi degli anni Quaranta, e a fonti come il Liber Pontificalis, piante e acquerelli. 

Roma medievale: il volto perduto della città | Sala dedicata alla basilica di S. Pietro (© Foto da Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura)
Sala dedicata alla basilica di S. Pietro (© Particolari di foto da Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura)

Della basilica di S. Giovanni vengono mostrati un calco ottocentesco di San Simone della decorazione absidale, un acquerello con Bonifacio VIII nella Loggia delle benedizioni del Laterano, mosaici dal Triclinio Lateranense di teste di apostoli, un olio seicentesco con veduta della basilica. 

Nella sala sulla basilica di S. Paolo, notevoli un acquerello e un olio del 1823 che mostrano una veduta della basilica durante e dopo l’incendio che la devastò; la Bibbia del re Carlo il Calvo databile tra l’866 e l’875 e un clipeo duecentesco con ritratto del pontefice. 
Della basilica di S. Maria Maggiore sono esposti i calchi del Presepe di Arnolfo di Cambio

Calchi di presepe nella sala dedicata a S. Maria Maggiore (© Particolari di foto da Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura) 
Calchi di presepe nella sala dedicata a S. Maria Maggiore (© Particolari di foto da Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura) 

La terza sezione “I papi e Roma” è dedicata al rapporto secolare tra città e papato, per far conoscere al visitatore i papi più importanti del Medioevo, Gregorio Magno, Leone III, Innocenzo III e Bonifacio VIII. Si possono ammirare mosaici (l’Adorazione dei Magi, da Santa Maria in Cosmedin, la Vergine Maria della Natività e la Lavanda del Bambino, dall’oratorio di Giovanni VII a San Pietro), la piattaforma di ambone da S. Maria Antiqua nel Foro Romano e numerosi oggetti mobili, tra cui denari, ori, preziosi reliquiari (ad esempio di San Matteo, del capo di Sant’Agnese, del dito di Sant’Andrea) e suppellettili sacre, come la custodia cruciforme di papa Pasquale I, parte della pergamena dell’Exultet e un lezionario per la festa di San Benedetto, Mauro e Scolastica dall’antica abbazia medievale di Montecassino, o miniature, come il Codice di San Giorgio, con l’incipit della messa di San Giorgio. 

La sala sullo spazio sacro è scenograficamente dedicata a un’ideale passeggiata nello spazio sacro di una chiesa medievale, in cui sono esposti diversi oggetti mobili e di arredo liturgico, come dei bacini ceramici della metà del XII secolo, un Rosone in marmo del XIII secolo da S. Nicola de Calcarario, un Crocifisso dipinto dal Convento di S. Sisto vecchio, un pilastrino con statuetta di San Domenico, un tabernacolo, oltre a pitture murali di santi o tondi (con Mosè, con il Battesimo di Cristo). 

Rosone in marmo, da San Nicola de Calcarario (© Particolari di foto da Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura) 
Rosone in marmo, da San Nicola de Calcarario (© Particolari di foto da Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura) 

Si prosegue poi con un approfondimento della devozione popolare romana, sulla venerazione che derivava da leggende e miracoli da parte dei fedeli verso le icone, in particolare le icone mariane, ancora oggi custodite nelle chiese della città, come le varie pitture della Madonna con bambino e la Madonna della Catena di S. Silvestro al Quirinale, il cui appellativo si deve alla prodigiosa guarigione, a metà del XVII secolo, di un indemoniato. 

Un “caso emblematico”, nella sesta sezione, è quello dedicato alla decorazione ad affresco dei patriarchi, di metà XII secolo, proveniente dalla basilica di Santa Croce in Gerusalemme. 

Frammenti di vita quotidiana rivivono nella sezione dedicata agli “Scavi nella Crypta Balbi”, che hanno riportato alla luce impianti produttivi e un’officina del VII secolo, scoprendo un settore della città legata alla produzione e diffusione di manufatti. 

L’ottava sezione, “Un intreccio di culture”, mostra come Roma sia da sempre luogo di incontro di diversi popoli e tradizioni culturali, tra cui la comunità ebraica, la più antica, presente in città dal II secolo a.C. e testimoniata da diversi manoscritti, codici della Bibbia e la Vita Nili, una biografia agiografica di San Nilo di Rossano, fondatore dell’Abbazia di rito bizantino a Grottaferrata. 

Al termine del percorso espositivo, la sezione “Scorci di Roma medievale” è dedicata all’area del Campidoglio e a come doveva apparire la città agli occhi di un cittadino o visitatore nel Medioevo: una città totalmente diversa da oggi, con le sue case-torri dei barones, da cui controllavano la città (come la Torre delle Milizie o la Torre detta di Belisario nell’isola Tiberina), e il cui assetto urbanistico è sempre stata caratterizzata dal percorso del Tevere e dall’Aniene. Prima della costruzione dei grandi muraglioni nell”800, il Tevere era la via di comunicazione più usata, sia per i trasporti di merci, sia per i passeggeri da un lato all’altro della città. Le due rive erano dotate di moli d’attracco, magazzini, mulini che e abitazioni. Nella sala sono esposte diverse vedute del fiume, ponti e porti. 

Fino al 16/04/2023: Museo di Roma, Palazzo Braschi, Piazza San Pantaleo, 10; Orario: Mart.-Dom. 10.00-19:00; Biglietti: Intero € 11,00/ Ridotto € 9,00. Info: 060608 – www. museodiroma.it 

(© Particolari di foto da Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura) 

Emanuela Teta
Dal n.2/2023 La Gazzetta della Capitale